incendio alle palafitte di Salvador Bahia
Carissimi,
vi ricordate la storiella del beija-flor? “Ci fu un incendio nella foresta …”.
Bene, in questi giorni, come molti hanno saputo, ce n’è stato uno nel nostro quartiere di Massaranduba. Il 14 gennaio per l’esattezza.
Ha colpito i più poveri, quelli che hanno per casa una baracca o una palafitta. Una trentina di abitazioni annientate. Un centinaio di persone coinvolte. Altrettante che hanno avuto danni alle case vicine al rogo, a causa del calore. Parlandone oggi con un gruppo di persone durante la messa in una comunità (chi la conosce: san Giuseppe), c’è chi ha detto che Dio era presente in quel momento: nessuno, se si esclude qualche cane e gatto – e forse anche ratto, ma chi li conta quelli? –, è morto, nessun ferito; molta paura. E un deposito di benzina e vernici per imbarcazioni illeso. Poi lo sconcerto di ritrovarsi senza il poco che si aveva, anche se non si dimentica di ringraziare di essere ancora vivi. Ma anche la solidarietà di molti che controbilancia la cattiveria di chi, mentre i colpiti dall’incendio tentavano di salvare qualcosa, ha rubato televisioni, lavatrici, bombole di gas…
Rimane sconosciuta la dinamica, l’origine. Causa accidentale? Il legno, si sa, prende fuoco e gli impianti elettrici qua non brillano per sicurezza; anche una disattenzione con i fornelli, con il legno può essere fatale. Appunto: il problema, non accidentale, è che ancora si viva in baracche. Alcuni sospettano il dolo. La zona non è rinomata per la presenza di trafficanti che spesso litigano di brutto. Spesso si risolve con pistolettate. Questa volta, forse anche per fare notizia – le pistolettate, ahimè non fanno più audience –, si sarebbe data parola al fuoco. Dato certo: ancora nessun risultato da una perizia tecnica.
Tra le famiglie ci sono in particolare tre che conosciamo bene. Quella di Guilherme, 13 anni, adolescente che frequenta il gruppo parrocchiale; quelle di Cauanderson e di Ana Vitória, entrambi di 4 anni che frequentano il progetto Beija-flor.
Quelli che già hanno saputo – le notizie vanno veloci – hanno chiesto come aiutare. Innanzitutto grazie per l’interessamento e la disponibilità. In questo mi unisco ai ringraziamenti che don Luca ha già fatto su Facebook.
La storia del beija-flor continua …
Le prime gocce le hanno portate le persone vicine: aiuto a spengere il fuoco, primi ripari e pasti. La parrocchia si è fatta vicina con la presenza di don Luca – io solo nel pomeriggio a causa di un dolore forte ad una gamba, i cui strascichi arrivano fino ad oggi – e soprattutto di alcune persone che conoscono bene le famiglie che abitavano là.
Le seconde gocce sono arrivate dalle istituzioni: comune e stato garantiscono per ora un alloggio (anche se solo una decina di persone ne hanno approfittato; le altre quasi cento hanno preferito una sistemazione presso amici o parenti), i pasti, un minino per l’igiene personale.
Come ha scritto don Luca su Facebook, per il momento “ce la stiamo cavando da soli, e comunque non avremmo il tempo di aspettare gli eventuali aiuti da fuori”. Tanto per rassicurarvi: la parrocchia aveva messo a disposizione 1000 reais per l’emergenza. Ne sono stati spesi meno di 300. Per ora.
Il sindaco di Salvador ha garantito 300 reais al mese per famiglia per pagare l’affitto di una casa, in attesa che lo stato provveda all’assegnazione di case popolari (nella lista delle quali diverse famiglie colpite erano già iscritte), promettendo di prolungare il periodo previsto dalla legge – sei mesi – se fosse necessario. Il problema è che non è facile trovare chi affitti. Per vari problemi. Pensavo che a provvedere alle case da affittare ci pensasse l’autorità pubblica, ma così non è. Su questo con don Luca stiamo ancora pensando come fare, se la situazione non si sbloccasse.
Continuo con le parole di don Luca: “Il bisogno ci sarà tra una o due settimane quando le famiglie colpite inizieranno ad entrare nelle case affittate e si troveranno tra quattro pareti vuote: letto, fornello, piatti, pentole ecc. sono in molti casi stati distrutti dall'incendio o rubati. Ci stiamo organizzando per dar loro qualcosa per ricominciare. Agata Smeralda ha generosamente dato la sua disponibilità e anche la Diocesi di Salvador ha aperto un conto corrente chiedendo offerte per questo scopo.”
Per chi di voi vuol dare la sua goccia, il canale migliore per noi rimane Agata Smeralda (conto corrente postale n. 502500; bonifico bancario: IBAN: IT75F0867302803033333333333 Presso: Chiantibanca – Credito Cooperativo oppure IBAN: IT45F0103002870000000001152 Presso: Banca M.P.S. Agenzia 48; Intestato a: Progetto Agata Smeralda ONLUS, via San Gallo 105/115, 50129 Firenze) e la causale "Incendio Massaranduba". Abbiamo bisogno di sapere in tempi ristretti quanto possiamo avere a disposizione per pianificare più efficacemente gli aiuti, per cui accetteremo offerte finalizzate all'aiuto per l'incendio fino alla fine di gennaio (quando generalmente da Agata Smeralda ci fanno il bonifico). Quelle che eventualmente arrivassero dopo le dirotteremo a sostenere il Progetto Beija-flor.
E con l’incendio finisco con tre immagini: prima durante e dopo.
Pe Paolo