Il dialogo del buon vicinato
Il dialogo del buon vicinato
“La Chiesa guarda con stima i mussulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini […] se nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e mussulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.” (Dal documento Nostra Aetate del concilio Vaticano II)
Cosa è allora missione in questi nostri giorni così terribilmente segnati da intolleranza reciproca?
Entrare in dialogo con l’Islam, realtà religiosa estremamente complessa e articolata, è molto difficile, mentre è doveroso e possibile farlo con il
Musulmano. Se è possibile siamo tenuti a farlo.
Cosa significa questo? Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita, vive da anni, in Siria, come monaco insieme ad altre monache e monaci cristiani condividendo la preghiera e
la vita con gli abitanti islamici del villaggio di Deir Mār Mūsā. Abbiamo detto condivideva perché da oltre un anno e mezzo è nelle mani, probabilmente,
dell’ISIS. Tutti speriamo che sia ancora vivo! Padre Paolo a proposito del dovere di dialogare con l’islamico parla del sacramento del buon vicinato. Sacramento significa rendere presente e visibile una realtà invisibile; in questo caso l’amore universale del Padre. Se io mi relaziono normalmente con la famiglia islamica che vive nel mio quartiere, che manda i suoi figli a scuola con i miei… rendo visibile l’amore che Dio ha per tutti gli uomini, al di là delle differenze di colore o di religione.
Anche questa è missione: una stretta di mano, un sorriso a volte possono valere di più di un trattato teologico.
“La Chiesa guarda con stima i mussulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini […] se nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani e mussulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e ad esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e a promuovere insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà.” (Dal documento Nostra Aetate del concilio Vaticano II)
Cosa è allora missione in questi nostri giorni così terribilmente segnati da intolleranza reciproca?
Entrare in dialogo con l’Islam, realtà religiosa estremamente complessa e articolata, è molto difficile, mentre è doveroso e possibile farlo con il
Musulmano. Se è possibile siamo tenuti a farlo.
Cosa significa questo? Padre Paolo Dall’Oglio, gesuita, vive da anni, in Siria, come monaco insieme ad altre monache e monaci cristiani condividendo la preghiera e
la vita con gli abitanti islamici del villaggio di Deir Mār Mūsā. Abbiamo detto condivideva perché da oltre un anno e mezzo è nelle mani, probabilmente,
dell’ISIS. Tutti speriamo che sia ancora vivo! Padre Paolo a proposito del dovere di dialogare con l’islamico parla del sacramento del buon vicinato. Sacramento significa rendere presente e visibile una realtà invisibile; in questo caso l’amore universale del Padre. Se io mi relaziono normalmente con la famiglia islamica che vive nel mio quartiere, che manda i suoi figli a scuola con i miei… rendo visibile l’amore che Dio ha per tutti gli uomini, al di là delle differenze di colore o di religione.
Anche questa è missione: una stretta di mano, un sorriso a volte possono valere di più di un trattato teologico.
fonte "lettera di collegamento con il territorio del Centro Missionario Diocesano di Massa Marittima – Piombino