Sacerdoti non italiani
“La comunione-scambio tra le Chiese si arricchisce oggi della presenza fra noi di presbiteri ordinati in diocesi di Paesi che tradizionalmente accoglievano i nostri fidei donum”, fa notare la Cei, che aggiunge: “Perché la loro presenza sia feconda, sia per le Chiese che li inviano sia per le nostre comunità, occorre che il loro arrivo e la loro permanenza siano regolati dalle convenzioni appositamente previste”.
I sacerdoti provenienti dalle terre di missione hanno bisogno, inoltre, “di un congruo tempo di preparazione, che fornisca loro gli strumenti per comprender e il contesto socio-culturale in cui si inseriscono e per conoscere il cammino pastorale delle nostre Chiese”. (Dalle Feconde memorie alle coraggiose prospettive. Il cinquantesimo anniversario dell’Enciclica Fidei Donum di Pio XII)
Secondo le indicazioni dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione Missionaria tra le Chiese il CMD ha iniziato a seguire i sacerdoti provenienti dalle terre di missione sia per quanto riguarda la stesura della convenzione e la frequenza dei corsi di aggiornamento sia per quanto riguarda l’accompagnamento durante il loro soggiorno in Italia.
Due volontari seguono unicamente questo ambito.