Le parole inascoltate del sud del mondo
Corso di formazione alla Mondialità e Missionarietà
28 Febbraio 2009
LE PAROLE INASCOLTATE DEL SUD DEL MONDO
Pablo Sartori
Il relatore ci ha, innanzitutto, mostrato un video che ha tracciato la linea del tema di questo incontro: “Le parole inascoltate del Sud del mondo”. Il video ambientato in Guatemala ha come protagonisti i bambini, bambini che hanno da affrontare due gravi difficoltà:
1 – Lavoro minorile: problematica che nelle relazioni nord-sud del mondo viene spesso citata. Il lavoro minorile come è visto dalla parte dei minori che sono coinvolti.
2 – La pace: il Guatemala è uscito da pochi anni da una guerra civile pesantissima che è costata migliaia di morti e quindi c’è tutto il discorso della riconciliazione tra l’elite minoritaria bianca dei latifondisti e le 22 etnie maya che compongono questo paese.
Riguardo alle “parole inascoltate” o la “comunicazione”: nei primi anni del 1500 Pizarro si recò nella città peruviana di Cajamarca perché sapeva che lì c’era Atahuallpa, che era l’imperatore Inca di quel tempo, e soprattutto perché attratto dall’oro che si diceva ci fosse. Pizarro arrivò lì con 127 persone, qualche cavallo e qualche cane, un po’ di archibugi dopo aver attraversato prima l’Oceano Pacifico e poi le montagne per raggiungere la città posta a 3.600 metri; una volta arrivato s’incontrò con Atahuallpa il quale era con 20.000 guerrieri. Con l’aiuto dei traduttori dell’epoca Atahuallpa entrò in contatto con una frase di Pizarro che gli disse: “Inchinati davanti a questo libro (che era la Bibbia) che rappresenta la Parola di Dio, questa è la Parola di Dio”, Atahuallpa prese il libro, se lo mise sull’orecchio e disse: “Questa parola non mi dice niente, io non sento niente”, prese il libro e lo buttò. Quando buttò il libro il grido di Pizarro “Santiago, Santiago mata moro!” si levò, e non era altro che l’avviso affinché i militari spagnoli uscissero dalla postazione e prendessero Atahuallpa. Ecco, l’incontro tra queste due civiltà è quindi all’insegna dell’incomprensione. La Spagna cristiana e gli antichi Inca che adoravano il sole non si incontrano, questo non incontro, questo non ascoltarsi è alla base, a mio giudizio, di tanti problemi che abbiamo per esempio col continente latino-americano. Cerchiamo di superare questa incomprensione e questo inascolto ascoltando gli stimoli e le provocazione che ci vengono dal sud del mondo e che sono proposti nel video.
In questo caso, siamo in America Centrale, c’è un’altra mentalità rispetto ad altre parti del mondo, la situazione dei bambini è molto diversa da quella, per esempio, dei bambini sfruttati sessualmente in Cambogia, Thailandia nelle Filippine; qui alla base c’è proprio la cultura indigena che ha il suo punto di forza nel senso comunitario e anche nel senso della famiglia. Ecco nel caso visto nel video, concretamente in Guatemala, è la mancanza di mezzi, la povertà pratica che è frutto, secondo me, di un sistema economico-politico che affama i poveri e che favorisce una minoranza. Il Guatemala è proprio uno dei campioni mondiali di ingiustizia, il potere praticamente è in mano ad una ventina di famiglie, ci sono famiglie che hanno decine di migliaia di ettari di terreno e ci sono milioni di famiglie di indigeni, contadini e operai che non hanno neanche un pezzettino di terra o le terre sono state bruciate dal napalm, dalle bombe nell’epoca della repressione militare.
La citazione dei bambini l’ho scelta perché in questo modo si evidenzia bene quali sono le vittime di questo sistema. Le prime vittime, secondo me, sono i bambini.
“Le parole inascoltate del Sud..”. Già c’è la prima difficoltà: di che Sud parliamo? E’ come se io dicessi “parole inascoltate dell’Europa”: parliamo di una cittadina vicino a Stoccolma o di un paese dell’Algarve? Parliamo di un paesino della campagna rumena o di Castel Volturno? Ecco, dire “sud” così è già una semplificazione massima che ci crea dei problemi. Il problema lo risolviamo come dice A. Zanotelli: “il 20% della popolazione mondiale si pappa l’80% delle risorse”, questo è vero però dobbiamo andare a fondo, dunque, quali sono le parole inascoltate che vengono dal sud? Quali sono quelle parole che ci danno l’idea di cosa sta succedendo su questo nostro pianeta. Ecco la difficoltà, è stabilire di che sud parliamo. Il Sud Africa è nel continente più povero al mondo però è ben diverso dal Niger, paese nella fascia sub sahariana, l’aspettativa di vita nel Sud Africa è un po’ meno che da noi (79 anni per gli uomini e 82 per le donne in Italia), in Niger è di 46 anni. In Niger 350-380 bambini su 1.000 muoiono entro i primi cinque anni di vita, in Italia 8 su 1.000. Per dare un’idea di cosa significhi “sud del mondo” e quali siano le “parole inascoltate” ho scelto due parole:
1 – “BAMBINI” ho scelto questa parola perché i bambini sono le prime vittime di questo stato di cose di questo sistema ingiusto. Alcuni dati: per esempio in Perù, dove sono stato io, nei quartieri popolari di Lima, che ha 9 milioni di abitanti, 5 milioni vivono nelle baracche (fatte di cartone perché non piove mai), tutti hanno l’antenna parabolica e ricevono le immagini dagli Stati Uniti e vedono le predicazioni dei protestanti fondamentalisti mentre di fianco appare la pubblicità di un bel bambino biondo che si spalma la nutella sul pane, nutella che non esiste in Perù o se esiste costa troppo.
Ci sono nel mondo 250 milioni di bambini lavoratori che, in genere, dai 5 ai 17 lavorano nel sud del mondo (Asia, America Latina e Africa).
Ci sono 500.000 bambini soldato e sono protagonisti dei conflitti in Asia, in America Latina e soprattutto in Africa.
Ci sono 9 milioni di bambine e 1 milione di bambini coinvolti nel giro della prostituzione e della pedopornografia (dati odierni sulla lotta contro la prostituzione infantile); il giro di affari annuo di questo infame traffico è di circa 250 miliardi di euro; 80 mila italiani ogni anno sono viaggiatori del sesso (siamo tra i primi in classifica). Presso questi bambini ci sono 300.000 casi ogni anno di Hiv, 500.000 di epatite C, 4 milioni sono colpiti da papilloma virus, infezioni genitali, 2 milioni di aborti, 1.640.000 tentativi di suicidi e 2.500.000 di stupri. In Cambogia la verginità di una ragazzina costa dai 400 agli 800 dollari, 1,20 euro a rapporto ( il primo rapporto per le femmine è a 10 anni e per i maschi a 12). Perché succede questo? In Cambogia ci sono 5 milioni (1/3 della popolazione) che vive con meno di 1 dollaro al giorno (dati ufficiali utilizzati anche dal ministro Carfagna).
Ecco, questi bambini sono vittime di un sistema che crea grossi scompensi. Dietro tutto ciò ci sono persone, problematiche, volti che vivono sulla propria pelle questa disuguaglianza macroscopica a livello mondiale Quest’estate, con la redazione, siamo stati in Brasile ed abbiamo toccato con mano cosa succede all’interno dello stato del Maranhao dove c’è una devastazione ambientale tremenda e, legata a questa, le pessime condizioni dei bambini. Infatti abbiamo conosciuto bambine e bambini che si offrono ai camionisti per 3 euro a rapporto per comprarsi dei pezzi di crack da sniffare o fumare e distruggono nel giro di pochissimo tempo quella che è la loro vita di ragazzini. A Fortaleza, sul lungomare, i turisti (turismo sessuale) affittano appartamenti per 350 euro al mese dove possono invitare chiunque. Migliaia di minori di 17 anni portano il peso di questa terribile situazione.
Quindi questa è la prima parola inascoltata, “il grido di questi bambini” che non possono parlare più di tanto perché in questi casi le loro voci non vengono ascoltate. Nel video che abbiamo visto un ragazzino diceva: “io voglio lavorare”, in tutti questi paesi dell’Asia, Africa e America Latina fin da 5,6 anni i bambini sentono il dovere di andare a lavorare per aiutare la propria famiglia perché sanno che il loro lavoro può aumentare le entrate di un 30-35% del reddito familiare, inoltre hanno molta coscienza di quello che devono fare ma non vogliono essere sfruttati. E’ evidente che questa idea di bambino è ben diversa da quella che abbiamo noi dove il bambino gioca, studia, fa sport, ecc. Quindi l’immagine che ci giunge di questi bimbi del sud del mondo è quella di persone bisognose, allo sbando, abbandonate a sé stesse e che non hanno la capacità di far sentire la propria voce. Ma questa è un’immagine distorta perché questi bambini sono capaci di fare un discorso politico, a differenza dei nostri bambini e giovani; alcuni ragazzi che lavorano in Perù nelle cooperative di lustrascarpe mi dicevano che vogliono essere un soggetto per la trasformazione di questa società perché è una società ingiusta, perché i loro genitori non hanno lavoro e perché il liberismo, che dagli anni ’80 con Reagan ha furoreggiato, ci ha strangolato. Ecco con questi ragazzini un altro mondo è possibile.
2 – “POVERI”: 963 milioni di persone attualmente soffrono la fame (dati Fao), 40 milioni in più rispetto al 2007; 907 milioni di persone sono sottonutrite vivono nei paesi in via di sviluppo di cui il 65% vive in soli 7 paesi (India, Cina, Repubblica Democratica del Congo, Bangladesh, Indonesia, Pakistan, Etiopia); il 20% del prezzo degli alimentari rispetto al 2006 è aumentato; 583 milioni di persone soffrono la fame in Asia, 236 milioni nell’Africa sub sahariana. Per risolvere questo problema (dati Fao) sarebbero necessari 30 miliardi di dollari l’anno e l’impegno finanziario necessario per ottenere il dimezzamento della fame entro il 2015. L’umanità si è presa questo impegno e questi obiettivi saranno raggiunti per certi paesi nel 2043 (forse) e per altri addirittura parliamo del prossimo secolo.
La presenza dei poveri in questi paesi deve essere vista con tutte le sue contraddizioni e tutti i suoi valori. Cosa significa essere poveri in un determinato contesto? Il nostro povero pensionato che guadagna 460 euro è diverso da quel miliardo e 500 milioni di poveri che attualmente vivono con meno di 1 euro al giorno; il povero del Bangladesh è diverso da un povero che vive nelle periferie di San Paolo.
Dobbiamo guardare all’attuale situazione economica partendo dagli Stati Uniti per rendersi conto delle ripercussioni che tale situazione ha nel sud del mondo. Il 5,8% della popolazione degli Stati Uniti ha un reddito di più di 250.000 dollari all’anno, 1.750 miliardi di dollari è il deficit Usa per il 2009. Obama ha detto che farà il più massiccio intervento pubblico della storia. Tremonti ha detto che la finanza è stata quella che ci ha mandato a scatafascio quindi dobbiamo mettere delle regole. Regole contrapposte al liberismo e che facciano riferimento all’economia reale. La situazione di crisi economica dovrebbe portare a far sì che ci fosse un impegno etico che nasca sia nei paesi del nord del mondo che del sud. A marzo 2009 a Istanbul si riuniranno le multinazionali più grandi per studiare come privatizzare le risorse d’acqua del pianeta; 145 paesi condividono 263 bacini frontalieri, l’Italia è il quarto maggiore consumatore di acqua al mondo con 2.332 metri cubi pro capite annui, prima di noi ci sono gli Usa. I cinesi stanno già raccogliendo o cercando acqua nel bacino del Congo, nel Chaco,nel Paraguay. Il sistema economico sta di fronte ad un bivio e sembra che finalmente si cominci a parlare di norme, di sobrietà, di cambiare stili di vita: discorsi che i missionari facevano già 20 anni fa ma che venivano criticati perché troppo utopisti.
A livello politico si parla di una situazione all’alba del periodo post-americano con tre centri di potere che si svilupperanno: Usa, Unione Europea e Cina. Il successo di questi centri di potere consisterà nel numero di paesi del secondo mondo che riusciranno ad avere al seguito. I paesi del secondo mondo sono quelli che più o meno compongono il G20 (India, Brasile, Sud Africa, Iran, Pakistan, Afghanistan, e quella fascia dove sono presenti conflitti che va dall’Oceano Atlantico fino verso la Cina). In tutto questo un grande ruolo ce l’ha la comunità europea che dal punto di vista economico è un gigante ma da un punto di vista politico è un nano. In questo scenario si innestano i rapporti col sud del mondo che sembra potrebbero tornare sotto una buona stella grazie all’abbandono dell’unilateralismo da parte degli Usa (elezione di Obama ha creato aspettative e speranze in molte parti del mondo), buoni auspici anche da come stanno rispondendo alcuni paesi sudamericani nei confronti degli Usa. Questi paesi molto criticati da Bush (Brasile, Paraguay Ecuador, Cile, Venezuela, Argentina, Uruguay, Perù, Nicaragua, Cuba) stanno vedendo nascere una nuova visione di politica fatta di passione politica. Da noi c’è più paura e quindi c’è una evasione della sfera collettiva e sociale e una visione più personalistica. In quei paesi del sud del mondo c’è molta più vivacità e voglia di pensare e di impegnarsi per delle utopie che valgono la pena e lì tutto questo cammino è anche accompagnato da una comunità cristiana (non solo cattolica) che sta a fianco di queste persone e, appunto, accompagna questo processo.
Su questa mia visione del sud del mondo, esposta molto sinteticamente, ci confronteremo in questo modo: nel foglio che vi ho preparato trovate nella prima parte “Spiritualità ecologica”, partendo da Esodo 3,7: “Ho udito il grido del mio popolo e sono sceso per liberarlo”(parole gridate dal popolo). Dio scende e insieme al popolo cammina. Poi il grido dell’ambiente. Tematica che nel sud del mondo è molto viva così come questa spiritualità ecologica. Nella seconda parte si parla di una visione diversa della religione in cui troviamo una parola su cui rifletteremo che è “liberazione”. Questa parola fa un po’ paura insieme alla parola “relativismo”. Cosa vuol dire una visione nuova di religione? La religione gradita al Signore non è normalmente quella che noi abbiamo in testa fatta di dottrine e di culto ma fondamentalmente fatta di prassi. La religione può imprigionare ma invece deve essere una religione che unisce che crea legami tra le persone ed il creato; religione che sia il cammino di un eterno dialogo tra di noi
Attività: ci siamo divisi in gruppi ed ogni gruppo ha riflettuto su di una “parola inascoltata” del sud del mondo cercando di analizzare le realtà del sud del mondo e la nostra società e proponendo poi una provocazione o una domanda. Le parole assegnate ai gruppi sono state: accoglienza, schiavitù, liberazione, comunità, allegria povertà, donne, pace.
L’accoglienza viene favorita dalla conoscenza, più conosco l’altro e più faccio spazio dentro di me per accoglierlo. Dal punto di vista cristiano nel vangelo di Matteo troviamo il brano ”…ero nudo…ero forestiero e mi avete accolto”. La difficoltà nasce nell’accogliere chi è diverso da noi allora ci aiuta un altro messaggio di Gesù e cioè la sua scelta di stare con le persone più svantaggiate e tra queste c’è chi non ha una casa, chi è forestiero; in base a questa scelta di Gesù i cristiani dovrebbero ripianificare il proprio impegno nei confronti di queste persone. Da un punto di vista politico noi sappiamo che la gente continuerà a muoversi perché finché la situazione dell’Africa continuerà ad essere tale avremo migliaia di persone dirette nel nostro paese. Ecco questa problematica attualmente, soprattutto in certe zone d’Italia, si sta affrontando solo attraverso due parole che sono “paura” e “sicurezza” e per questo si deve fare attenzione. L’accoglienza è direttamente proporzionale alle sensazioni di insicurezza e paura.
Schiavitù/Liberazione. Da quali schiavitù partiamo e verso quali libertà partiamo. C’è una tematica che proviene dal sud e che, secondo me, è illuminante: la teologia della liberazione. G. Gutierrez è il padre della teologia .della liberazione, ex prete diocesano e attualmente frate domenicano. La teologia della liberazione nasce in un contesto particolare, anni ’60-’70, quando il problema in America Latina era questo: come annunciare il Dio della vita ad una società dove la vita non c’era, diverso dal problema che c’è in Europa e cioè come annunciare la Parola di Dio, la Parola di Vita, in un contesto dove Dio ha sempre meno peso. Attraverso la riflessione di alcune persone ma soprattutto attraverso la prassi di molte comunità di base si è giunti a questa conclusione: il messaggio di liberazione è centrale nel fatto cristiano, fa parte della predicazione dei valori del Regno perché il Regno è il centro della predicazione di Gesù e del Vangelo e questa rivelazione si vive però non solo in una fase sociale ma a tre livelli: la prima liberazione è a livello politico e sociale, io annuncio che Dio ha un annuncio di liberazione per quelle che sono le oppressioni sociali, politiche, ecc. così che ogni persona abbia la dignità di vivere nell’uguaglianza, (fare proprio il processo di liberazione dell’Esodo), questo processo è stato incarnato in alcune esperienze politiche pratiche come per esempio in Nicaragua; la seconda liberazione è a livello interiore, profondamente personale. In ognuno di noi ci sono dei condizionamenti che ci alienano come uomini e donne, e anche su questo la riflessione sul Vangelo ci dà delle piste per risolvere questo problema: quando Gesù guarisce il paralitico non lo guarisce solo dalla malattia ma lo libera totalmente. La terza liberazione è quella dalla morte che si realizza nella Resurrezione di Gesù. Gesù è Colui che ti libera dal peso più grande che è la morte e il peccato. Tutti questi tre cammini sono stati rappresentati nella prassi di comunità cristiane che hanno dato martiri per la fede dagli anni ’50, ’60 e ’70.
La schiavitù e la liberazione dipendono molto da quale lettura della realtà si fa, dal discernimento che si fa della situazione. In Europa quali sono le condizioni di schiavitù che limitano la mia dignità di uomo o donna? Vedere capitolo 4 di Luca “..lo Spirito è su di me ..il Signore mi ha mandato ad annunciare la Buona Notizia…”. Le tentazioni che Gesù ha vissuto sono tre: denaro, prestigio e potere. Gesù non ha mai detto parole di fuoco contro le prostitute ma contro i ricchi, le ha dette contro i sacerdoti. Discernere la realtà ci aiuta a trovare un dialogo anche con i non credenti. L’espressione più alta di questa esperienza è quella di Oscar Romero il quale, da una coscienza molto conservatrice è arrivato ad essere l’anima e la coscienza critica di tutto un popolo di cui ha preso le difese e per questo ha pagato e la resurrezione sua è in questa frase: “io morirò però rinascerò nella memoria del popolo salvadoregno”. Non è diventato Santo e nemmeno Beato.
Riguardo alla parola “comunità” ci chiediamo: perché abbiamo perso il senso della comunità? E’ vera l’equazione più poveri siamo più viviamo la comunità. In America Latina funziona fino a un certo punto anche perché si sta diffondendo l’individualismo tipico del nord perché la strategia per fermare i processi di liberalizzazione di questi popoli è una strategia che fomenta l’individualismo. La società che ha dei valori comuni e che vive il senso di comunità è più forte e difficile da combattere, quindi c’è interesse a che ci sia individualismo. La risposta a questo problema sta nelle relazioni che riusciamo a costruire, non tanto nella risposta individuale.
La parola “allegria”: come mai le persone che vivono in condizioni pessime riescono ad avere una risposta molto più legata ai valori belli della vita? La complessità della nostra società ci porta a trovare degli spazi di gioia vera e di allegria che secondo noi cristiani dovrebbero essere legati sempre alla relazione con gli altri. Tutto questo trova il suo nocciolo nella relazione, invece manteniamo una società che ci divide, ci frantuma, ci spezza dentro e fuori.
Riguardo alle donne, l’esempio che ci danno le donne del sud del mondo è enorme, queste società senza le donne crollerebbe subito; le donne sono i pilastri sia dal punto di vista economico, sia da quello affettivo, morale, psicologico e anche dal punto di vista del futuro perché si sacrificano affinché i figli e i nipoti possano avere un giorno delle opportunità.
La pace: è un problema aperto perché nel nome della pace si commettono molte ingiustizie (fare la guerra per la pace), basta vedere quanto si investe in armamenti e nelle politiche di contrapposizione e non si riesce a mettersi su un cammino di confronto per arrivare a soluzioni pacifiche. Il messaggio del Vangelo è non violento.
Noi cristiani siamo interpellati individualmente e collettivamente da tutte queste problematiche del sud del mondo, cosa dobbiamo fare? Rifacendoci al messaggio del Vangelo dobbiamo pensare ad un Dio come Abbà, Padre (vicinanza di Dio), Dio è il totalmente Altro ma Gesù è l’incarnazione, in Lui siamo tutti uguali, quindi Dio è Padre e noi siamo fratelli. La chiesa ha seguito due modalità nel suo agire: la prima, vede una chiesa missionaria, evangelizzazione, annuncio esplicito, il Vangelo di Gesù è la risposta che dà senso alla tua vita e, seconda modalità, promozione umana. Secondo me ci sono da rivedere anche le dinamiche missionarie perché la società è molto cambiata, è più complessa e quindi le scelte da fare vanno nel senso di una maggiore inculturazione e maggiore incarnazione nella realtà, per esempio in Brasile i comboniani hanno rinunciato alle parrocchie perché la struttura della parrocchia è vecchia rispetto alle esigenze e si sono impegnati in 3 campi: giustizia, pace e salvaguardia del creato. Questi sono i nuovi ambiti della missione laddove lo stato e la società è carente. Quindi per dare risposte prima di tutto si fa un’analisi della realtà dove i cristiani sono inseriti e poi con un discorso condiviso ci si confronta per cercare le risposte comuni. E dobbiamo sempre tenere presenti i valori del Regno: giustizia, pace, uguaglianza, rispetto, ecc.
Riguardo alla povertà, nel nostro paese, ricordo che Obama in un suo discorso ha detto “noi abbiamo non solo un deficit economico ma anche un deficit morale”, in Italia si riscontra una perdita di senso dell’umanità e del rispetto verso queste persone (poveri) e siamo ancorati a vecchie logiche di chiusura.
Ecco che le parole inascoltate del sud del mondo sono fondamentalmente, sì parole gravi e pesanti (povertà, schiavitù, ecc.), però stanno emergendo parole inascoltate purtroppo che vanno in un altro ordine di idee ossia: solidarietà, condivisione, giustizia, impegno politico (in America Latina i cristiani hanno un altro senso di impegno politico).
Dovremmo recuperare tutte queste cose dal sud del mondo ed applicarle nel nostro contesto e con una riflessione profondamente cristiana cercare di reincarnarle nella nostra società. Per noi il sud del mondo è il continente anche della speranza, una speranza che ci porterà, se sapremo camminare assieme, verso delle utopie realizzabili.
Leggete il documento redatto nell’ambito del Forum di Belem 2009 frutto della prassi delle comunità indigene.
(Testo non rivisto dall’autore)