Don Paolo Bargigia
L’esperienza di questo primo anno a Lima
Guardando a quello che ho vissuto in questi 15 mesi di presenza a Lima, mi viene da esprimere una profonda gratitudine al Signore Gesù e alla Chiesa per avermi mandato qui. La chiamata alla missione l’ho accolta con timore e gioia, per un desiderio che ho sempre avuto di vivere il sacerdozio come missione anche in senso stretto, e per la richiesta del Vescovo Lino Panizza di aiutare la costruzione della sua giovane Chiesa di Carabayllo in Lima Nord (la diocesi ha solo 12 anni) lavorando nella Parrocchia di Santa Maria de la Reconciliación e nel grande progetto di evangelizzazione dei giovani attraverso l’Universidad Católica Sedes Sapientiae. Dicevo anche di timore, per il fatto che ho sempre vissuto, da quando ero seminarista fino alla partenza per Lima, nella Parrocchia di San Pio X al Sodo, 27 anni, nella quale ho sperimentato veramente il “centuplo quaggiù” e quindi era il primo cambiamento, e che cambiamento. Quante famiglie, amici, giovani, malati anziani, storie uniche e indimenticabili con le quali abbiamo costruito la Parrocchia. E anche lasciare il Liceo Da Vinci dove ho insegnato per lunghi anni, i miei alunni e tanti amici colleghi di lavoro con i quali ho condiviso tutto con passione. Avevo la certezza della chiamata di Cristo e della Chiesa alla missione, ma come quando entrai in seminario e vedevo la mia famiglia soffrire il distacco, sentivo la responsabilità di tanti “genitori e fratelli” che soffrivano allo stesso modo. Anche in quest’aspetto ho sperimentato che andare in Missione non significa lasciare qualcosa, come fosse un perdere, terminare. In realtà tutto cambia, ma non si perde niente di quello che Cristo ha donato, che è la comunione fra le persone, e misteriosamente cresce un popolo generato dalla testimonianza del Sì a Cristo. Sono grato per aver sperimentato che vivere la Chiesa è essere cittadini nel mondo, avere una casa, una dimora e una famiglia in ogni luogo dove è presente Cristo. La presenza familiare di don Giovanni Paccosi, con il quale sono amico da 33 anni, l’accoglienza calorosa della parrocchia, la vita stessa della comunità sono stati un grande aiuto per introdurmi in un “altro mondo” sotto ogni aspetto.
I primi mesi li ho dedicati a studiare la lingua intensamente, per poter comunicare con tutti in ogni ambiente e a conoscere la parrocchia e la diocesi. Ho iniziato seguendo don Giovanni in tutto il lavoro pastorale che il Vescovo Panizza ha affidato alla nostra presenza nella Diocesi. Infatti oltre alla Parrocchia di 60 mila abitanti, con una grande e impegnativa realtá pastorale, abbiamo la responsabilità della formazione dei sacerdoti giovani e in alcuni periodi dell’anno anche dei seminaristi che fanno l’anno di esperienza pastorale nelle parrocchie. A partire dei primi giorni di Marzo poi, ho iniziato ad insegnare all’Universidad Católica Sedes Sapientiae e ad occuparmi della Pastorale Universitaria. E’ stato un periodo intenso per arrivare al marzo 2009, imparare meglio possibile la lingua, preparare il corso di “Antropologia religiosa” e imparare la didattica inevitabilmente diversa. Tutto il primo ciclo da marzo a luglio è stato molto impegnativo ed entusiasmante. Ho visto come per i nostri studenti, che lavorano per studiare, che ogni giorno hanno problemi per mangiare e pagare i mezzi pubblici per venire all’Universitá, l’educazione è veramente la scoperta della grandezza dell’io come relazione con Dio, che libera nell’affronto della realtà, anche della più dura. Ho visto tanti che hanno incominciato ad alzare la testa e affrontare da protagonisti la vita.
La vita della parrocchia è intensa per il numero di abitanti e per le problematiche che dobbiamo affrontare, ma la semplicità delle persone, il dover affrontare ogni giorno problemi essenziali del vivere favorisce l’incontro con tutti e la possibilità di testimoniare la compagnia di Cristo, la condivisione con ogni uomo che vive, che soffre, che cerca il senso del vivere e del soffrire. In questa realtà con problemi enormi e strutturali è più evidente che solo Cristo è la speranza. Non è possibile farsi illusioni di essere noi capaci di risolvere i problemi delle persone. E’ semplice riconoscere di essere qui per Cristo e che è Lui stesso che attraverso di noi vuole incontrare ogni uomo perchè sperimenti che solo Lui basta. A noi Cristo ci chiede di amare fino in fondo quelli che ci fa incontrare e di testimoniare a tutti come lui è Presente qui ed ora e cambia il nostro cuore e quello di tutti coloro che sono disponibili a seguirlo. E’ facile sentirsi impotenti di fronte alla povertà, alle malattie, alle ingiustizie, alle famiglie distrutte, ai bambini senza il necessario, e tanta miseria umana. Ma questo fa pregare ancora di più: Vieni Signore Gesù, mostrati, donaci di essere qui il segno del tuo Cuore della tua compassione. E qui nasce il giudizio e l’impeto per educare i giovani e le famiglie che cercano la Chiesa per i sacramenti, di fare una proposta in tutti i settori della parrochia con gesti mensili guidati dai laici, curare i più poveri e i malati con “l’Aiuto fraterno” e il Policlinico Juan Pablo II. Accompagnare i giovani nell’avvetura dello studio, del lavoro, nel desiderio di amare veramente. Così dagli incontri imprevisti nascono anche i tentativi di rispondere ai bisogni più grandi. Ad esempio ai problemi delle famiglie che hanno bambini malati o che la povertà no permetterebbe di mandarli a scuola. L’educazione è veramente una emergenza grande e dobbiamo fare di tutto in questo senso, così già dallo scorso anno ho chiesto ai miei amici a Firenze di collaborare con la raccolta di materiale scolastico, con l’invio di offerte per il sostegno allo studio dei bambini, ragazzi e giovani della Parrocchia. Hanno risposto in tanti, e con la collaborazione degli amici della Parrocchia di San Pio X al Sodo lo scorso hanno prima di Natale è arrivato un container organizzato dalla Caritas di Genova per la Caritas di Carabayllo con tante scatole di materiale scolastico e per il prossimo dicembre attendiamo ancora un quantitativo più grande. Nello stesso tempo collaboriamo con due Centri socio educativi della Università in due zone poverissme della perifieria, Huachipa e Zapallal-Chonta, sempre con materiale scolastico e offerte per il pasto quotidiano. Un altro esempio di tentativo di risposta ai problemi che si presentano è la realtà del Policlinico Juan Pablo II che situato nella zona più povera della Parrocchia: è un aiuto prezioso per i malati, con i servizi che offre per la salute. Abbiamo visto l’esigenza di iniziare una aiuto alle mamme che sono numerose e molto giovani e abbiamo aperto un consultorio di ginecologia e con Suor Maria Daria che lavora nel Policlinico come assistente sociale, è stato realizzato un progetto di educazione e sostegno per la gravidanza. Chiedendo agli amici parroci una aiuto per acquistare un ecografo, abbiamo ricevuto il dono della somma necessaria dalla Parroccha di Badia Ripoli. La comunione vissuta con tanti amici parroci e con le loro comunità è veramente per noi adesso un prezioso aiuto nel condividere i bisogni della nostra gente, oltre alla certezza confermata dai fatti che l’amicizia in Cristo non delude.
Adesso che la lingua non è più un problema, che la comunità parrocchiale è un luogo familiare, che l’università è un grande lavoro ben avviato, ogni giorno quando iniziamo la giornata pregando insieme la liturgia delle ore offriamo a Cristo la nostra vita e la giornata, curiosi di vedere come anche oggi Lui si renderà presente nelle persone, negli incontri, insegnado, ascoltando, confessando… Questo è per noi vivere la Missione, servire la Chiesa di Carabayllo, con una testimonianza della presenza viva e operante di Cristo nella nostra esperienza quotidiana.